Nell’ambito della sessantaquattresima edizione del Festival dei Due Mondi, giovedì 8 luglio 2021, a Spoleto nel Museo Diocesano, Sala dei Vescovi, è stato presentato il volume: “Spoleto 1961. Il quarto Festival dei Due Mondi”, e a seguire, è stata inaugurata la mostra “Spoleto 1961, il quarto Festival dei Due Mondi”, a cura della Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto (Largo Ermini, Spoleto), che presenta al pubblico locandine, fotografie dell’epoca e documenti d’archivio, sarà visitabile fino al 30 settembre 2021 e renderà possibile la distribuzione del volume ai visitatori.
La presentazione del volume è stata seguita dal pubblico in diretta streaming sul sito www.festivaldispoleto.com e sui canali social ufficiali del Festival dei Due Mondi, inserita nel format “Coltivare la memoria”, organizzata dalla Sezione di Spoleto dell’Archivio di Stato e dalla Fondazione Festival dei Due Mondi, con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, del Comune di Spoleto e dell’Associazione Amici di Spoleto.
Alla conferenza hanno portato i saluti istituzionali la direttrice artistica del Festival dei Due Mojndi, Monique Veaute, Cinzia Rutili, direttore dell’Archivio di Stato di Perugia, Maria Pia Fanciulli, vicepresidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, Camillo Corsetti Antonini, Presidente della Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini” e gli autori del volume “Spoleto 1961, il quarto Festival dei Due Mondi. Grandi ritorni, nuove prospettive. Una città ‘capitale della cultura’”, Luigi Rambotti, Moreno Cerquetelli, Marco Rambaldi, Antonella Cristina Manni e Paolo Bianchi.
In continuità con i volumi dedicati ai primi tre anni della manifestazione, pubblicati nel 2017, 2018 e 2019 in occasione delle rispettive edizioni del Festival dei Due Mondi e con le mostre dedicate ai primi anni del Festival, la Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto prosegue così la ricerca sulle origini della manifestazione che ha segnato la storia della città e la vita culturale italiana.
Il volume “Spoleto 1961, il quarto Festival dei Due Mondi. Grandi ritorni, nuove prospettive. Una città ‘capitale della cultura’”, pubblicato grazie al contributo di Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini” e con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, si avvale di una prefazione di Camillo Corsetti Antonini, presidente della Fondazione “Francesca, Valentina e Luigi Antonini”, della presentazione di Luigi Rambotti, già direttore dell’Archivio di Stato di Perugia, e si articola in quattro capitoli: Festival dei Due Mondi 1961. Protagonisti e spettacoli di Moreno Cerquetelli; Spoleto ’61 raccontato dal NY Times e dalla stampa straniera di Marco Rambaldi; Spoleto 1961, la città e il Festival di Antonella Cristina Manni; Il Festival del 1961 nei documenti della Sezione di Archivio di Stato di Spoleto di Paolo Bianchi. Il lavoro ha potuto contare sulla fondamentale collaborazione degli operatori della Sezione dell’Archivio di Stato di Spoleto e dell’Archivio Storico Diocesano di Spoleto. La conferenza, che vede l’intervento degli autori del volume con una ricca selezione di documenti, immagini, articoli di carta stampata e servizi televisivi, ha come titolo “Nelle pagine della cultura. Il Festival dei Due Mondi e il mondo dell’informazione”.
Il 1961 è un anno complesso ed entusiasmante per il Festival dei Due Mondi, ricco di iniziative per Spoleto che confermano la validità della manifestazione dal punto di vista artistico, organizzativo e di ritorno turistico in un crescendo che porterà per la prima volta a coniarne la definizione di “città della cultura”. Ma il 1961 è anche un anno funestato da eventi inattesi, come la tragica scomparsa per incidente stradale dell’attore spoletino Alberto Talegalli, avvenuta proprio mentre il Festival era in corso. Un anno reso affannoso da pressanti difficoltà economiche che spingeranno personalità come il vice presidente dell’Associazione Amici di Spoleto, Luigi Antonini, a promuovere appelli ai privati cittadini e, per la prima volta, a formulare l’idea di costituire una Fondazione a supporto dell’iniziativa di Gian Carlo Menotti, mentre a sostegno dell’economia del territorio si ingaggiano battaglie per rilanciare il settore industriale e dotare il territorio di adeguate infrastrutture essendosi fatta strada l’idea che il Festival dei Due Mondi non potesse comunque bastare a dare una svolta allo sviluppo della città in termini occupazionali. Il quarto Festival, in programma dal 15 giugno al 16 luglio 1961, registra tra le presenze rilevanti, come ricordavano anche Giovanni Toscano e Sandro Morichelli, “il ritorno di Luchino Visconti e di Jerome Robbins, il primo con la regia di ‘Salomè’ di Richard Strauss (qualcuno contestò il costume di Salomè) ed il secondo con i suoi applauditi ‘Ballets: U.S.A.’”. Altra presenza significativa è quella di Maurice Béjart con uno “strepitoso ‘Ballet du XX siécle’ e dall’Unione Sovietica giunge, non annunciata nei primi programmi, la Compagnia di Stato di Danza che porta in scena i balli popolari, entusiasticamente accolti, di ‘Berioska’ con le coreografie di Nadezhda Nadezhdina”. Per le mostre, il 1961 è anche l’anno in cui per la prima volta il critico d’arte Giovanni Carandente partecipa al Festival come curatore di una mostra, quella dei Disegni americani moderni realizzata a palazzo Ancaiani in collaborazione con il Museum of Modern Art di New York. Infine, a corollario della quarta edizione del Festival, a Spoleto nell’agosto 1961 viene girato a Spoleto il film “Vita privata” del regista Louis Malle (lo stesso a cui nel 1964 Gian Carlo Menotti affiderà la regia del Der Rosenkavalier di Richard Strauss ), con Brigitte Bardot e Marcello Mastroianni: una storia incentrata sugli aspetti crudeli della celebrità, ambientata nella stessa cornice artistica del Festival dei Due Mondi.
In occasione della sessantaquattresima edizione del Festival dei Due Mondi, proseguendo il progetto avviato cinque anni fa, attraverso una conferenza, un libro, una mostra, si ripercorrono momenti straordinari di storia della città per rileggere le origini della manifestazione, comprenderne l’eredità nel presente, tracciare scenari futuri.